(Dove non diversamente indicato, si tratta di fotografie eseguite dall’autore o, in studio, da Antonio Maniscalco con la regia dell’autore)

Visti per caso (1995 - 2010 ca.)



Le ricerche fotografiche di Adriano Altamira, iniziate verso la fine degli anni ’60 e sostanzialmente abbandonate attorno al 1980, al momento della registrazione dei sogni, avevano lasciato una serie di indicazioni ancora aperte e riprese solo saltuariamente: abbandonata la formula della sequenza, le ultime immagini conducevano piuttosto verso la doppia esposizione, la sovrapposizione di pellicole trasparenti o i sandwich di negativi -ovvero ad un’immagine unica in cui fosse come compressa una coppia d’immagini o un’intera sequenza.

All’inizio degli anni Novanta, Adriano Altamira riprende quest’idea in alcune opere, lavorando ad esempio con sovrapposizioni di immagini stampate su pellicola fotografica o su acetato. Questa tecnica viene poi ripresa massicciamente nella fase preparatoria della mostra Piccola Apocalisse e del libro che l’accompagna (1995-1999). Le immagini ottenute dalle sovrapposizioni avevano inoltre il vantaggio di poter essere scannerizzate e ulteriormente rielaborate con le tecniche digitali.

Nelle intenzioni dell’autore la Piccola Apocalisse doveva diventare una specie di constatazione oggettiva della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo. L’affresco/mosaico finale, nasceva infatti da foto, documenti e illustrazioni in gran parte collezionate o trovate dall’autore nel corso del tempo. Queste immagini erano state conservate in certi casi per molti anni, in altri perse, poi ritrovate, per essere infine ricombinate  fra loro in una sorta di narrazione ideale. Si trattava quindi, per la quasi totalità, di immagini non eseguite dall’autore, ma solo sistemate in un certo ordine o intenzionalmente sovrapposte fra loro.

La dimensione del caso, della sovrapposizione fortuita, spesso presenti durante il processo di ricombinazione o accostamento di questi “oggetti d’affezione”, lo spingono in seguito a ricavare dai primitivi montaggi una serie di fotografie leggermente manipolate; oppure -se nasceva l’esigenza di una puntualizzazione- ad eseguire nuovi scatti di alcuni degli oggetti o libri presenti in questa collezione. Nella vita di tutti i giorni questi oggetti venivano a volte incidentalmente accostati fra loro, creando curiose frizioni concettuali. L’accostamento poteva derivare da una vicinanza fisica (oggetti poggiati uno sopra l’altro o uno accanto all’altro), temporale (oggetti trovati o visti in rapida successione, o nel corso della stessa  giornata), ecc.

Quella iniziata con Piccola Apocalisse finì così per diventare una sorta di ricerca sul caso, inteso come una sorta di messa in scena esplicita di un processo mentale non manifesto -se non addirittura della realizzazione di un desiderio inconscio.

Questo stesso tema ritorna nella serie successiva dell’artista, Cosa caso caos, poi pubblicata come Visti per Caso. In questa serie è più chiaro il desiderio di lavorare su oggetti assolutamente comuni che non hanno necessariamente una rilevanza psicologica per l’autore, ma che grazie agli inconsueti accostamenti dovuti al caso, rivelano combinazioni che possono diventare molto significative. In questo modo il lavoro si fa anche più sistematico e articolato rispetto a quello della prima serie.

Scrive Altamira: “Non è ben chiaro perché si giunga alla decisione di scegliere e isolare proprio alcuni reperti fra gli altri mille oggetti che si maneggiano continuamente ogni giorno: per qualche motivo il fatto stesso di notarli suscita evidentemente una particolare reazione emotiva –come un’agnizione o un riconoscimento”. La volontà di fissare alcune di queste combinazioni, di estrapolarle e insieme di conservarle togliendole dal flusso degli eventi giornalieri -destinati all’oblio- è indicativa del fatto che quella particolare combinazione di oggetti ha toccato delle corde segrete, evidenziando la presenza di qualche elaborazione inconscia. Le immagini, gli oggetti, i libri che costituiscono i principali soggetti di questo particolare tipo di Nature Morte, vengono delocati dal posto in cui è avvenuto il loro “incontro” o il loro ritrovamento da parte dell’autore, posti su un fondo neutro, e fotografati in modo da sottolineare l’apparente incongruenza rivelata dal loro accostamento. Questo procedimento evita così ogni implicazione narrativa ed esalta il nuovo significato originato dall’accostamento (non voluto) degli oggetti”.

In alcuni casi il lavoro può anche partire dall’individuazione di una forma di per sé esteticamente neutra o indifferente ( ad esempio buste strappate, tagliandi per le code, ecc.) che però usata come un modulo e moltiplicata molte volte può rivelare nuove potenzialità espressive, ed anche un diverso significato, se non un’intera gamma di nuovi contenuti.



Visti per caso (1995 - c. 2010)

(Seen by chance) 


Adriano Altamira's photographic research which begun in the late 60s and was mostly abandoned around 1980, had by the time of the recording of dreams, left a series of open ended indications, which had only seldom been revisited. Having moved on from the formula of the sequence, the latest images had tended towards double exposures, layering transparencies or stacking negatives to create a single image from a pair of images or by stacking an entire sequence.

At the beginning of the 90s, Adriano Altamira revisited this idea in some of his works, with overlays of images printed on photographic film or acetate, a technique used to great extent in the preparatory phase of the exhibition Piccola Apocalisse (Small Apocalypse) and in the accompanying book (1995-1999). The images obtained from the overlays also had the advantage of being scannable and able to be processed further using digital techniques.

The author's intent with Piccola Apocalisse was an objective observation of the existential condition of contemporary man. The final fresco / mosaic, originated from photos, documents and illustrations that were collected or found by the author over an extended time period.

These images, had in some cases, been preserved for many years, in others lost then found again, to be finally recombined with each other in a sort of ideal narrative. For the most part they were found images, not ones taken by the author, but arranged in a certain order or intentionally made to overlap.

The importance of the element of chance in creating a fortuitous overlapping – which often occurred during the process of recombining or juxtaposing these "objects of affection" – prompted him to do a series of slightly manipulated photographs drawn from these primitive montages and occasionally to take new shots of some of the objects or books in the collection if the need arose to highlight a point.

In everyday life these objects were sometimes brought together accidentally, creating curious conceptual interactions. The juxtaposition could derive from a physical proximity (objects placed on top of, or next to one another) or temporal (objects found or seen in rapid succession, or during the same day).

What began with Piccola Apocalisse ended up becoming a sort of investigation of the concept of the element of chance, intended as a sort of explicit staging of a hidden mental process, if not in fact, the realization of an unconscious desire. This same theme returned in the next series created by the artist, Cosa caso chaos ( Thing, Chance, Chaos) later published as Visti per Caso (Seen by chance). In this series there was a clear desire to work on common objects that didn't necessarily have a psychological relevance for the author, but due to unusual juxtapositions, revealed combinations that could become significant. In this way the work became even more systematic and articulated compared to that of the first series.

Altamira wrote: "It is not clear why one chooses and isolates one thing over another, among the thousands of objects that are continuously handled every day: for some reason the fact of noticing them obviously arouses a particular emotional reaction like an acknowledgement or recognition. The willingness to establish some of these combinations, to extrapolate and at the same time save them, by keeping them from the flow of daily events destined for oblivion, is indicative of the fact that a particular combination of objects has touched on a secret cord, highlighting the presence of an unconscious elaboration.” The images, the objects, the books that made up the main subject of this particular type of still life, were extracted from their place of discovery by the author, placed on a neutral background, and photographed in such a way as to underline the apparent inconsistency revealed by their juxtaposition. This procedure avoided any narrative implication and enhanced the new meaning originated by the (unwanted) juxtaposition of the objects.

In some cases, the work also included the identification of a form that was in itself aesthetically neutral or indifferent (for example, torn envelopes, ticket counter stubs, etc.) which, when used as a module and multiplied many times, could reveal new expressive potentialities, and also different meanings, if not even a whole new range of content.

Copyright © 2018 AdrianoAltamira. All rights reserved.
C.F. NTLDNG47L17F205D